Venerdi sera scorso, inizio ottobre, con un tempo da lupi ed un viaggio che è stata una peripezia, forse tragicomico con il senno del poi.. raggiungo la Valle Camonica, una valle che si trova in Lombardia in provincia di Brescia.
Alloggio per due notti a Capo di Ponte, paese noto ai più per la presenza delle incisioni rupestri che all’interno del Parco di Naquane sono diventate patrimonio dell’umanità UNESCO.
Il mio blog tour ha inizio la mattina, mi sposto insieme ad altre blogger a Cerveno, un piccolo paesino con i ciotolati a terra, una breve passeggiata in mezzo a queste case: alcune ancora in pietra, altre con legno, tutto circondato da queste montagne , alberi da frutta, fiori ai balconi, silenzio e pace interrotte dal rumore dell’acqua che scende dal torrente..
Raggiungo la Casa Museo, un antico edificio rurale di fine ‘500 recentemente ristrutturato che all’interno raccoglie la testimonianza della vita di un tempo, diverse sale accolgono arredi e strumenti di lavoro usati nella quotidianità. Si parte dagli attrezzi usati nei campi durante il lavoro fino agli oggetti domestici di uso quotidiano, ai telai per filare la lana, la stanza da letto, etc..
In occasione della nostra visita e per il mese di ottobre all’interno dell’iniziativa “Raccontare l’uomo che mangia” in ogni sala vengono presentati otto i film che raccontano la storia di queste persone e della loro vita con semplicità riferendosi a storia e tradizione locale.
In mattinata la giornata è cominciata con una conferenza stampa dove sono intervenute più persone: si è parlato del patrimonio di beni immateriali delle regioni alpine, un libro dedicato all’Oltrepo’ Mantovano, la cultura materiale di Giovanni Sassi con le sue ceramiche e, quello che a mio avviso è stato ancor più interessante, il racconto e la presentazione del Caseifio Turnario visitato nel pomeriggio.
Un breve intervento anche di chi ha realizzato i film.
Le signore del paese per pranzo hanno portato casoncelli fatti a mano, la tipica pasta ripiena condita con burro fuso e salvia. Tra loro diversi per ricetta: ripieno classico, speck, amaretti e noci. Un altro piatto tipico assaggiato sono stati involtini di verza cotti al forno ripieni con la stessa farcia dei casoncelli.
Vino rosso naturale senza solfiti e dolci fatti in casa, biscotti , crostate e ciambelle.
Dopo questa mattinata interessante, Sara Bassi ci ha accompagnato nella visita del caseificio che conserva l’attrezzatura del secolo scorso. Per lungo tempo ha prodotto burro di affioramento e formaggio tipico della valle, consentendo in tal modo ai suoi abitanti, occupati principalmente nelle attività agricole/boschive e nell’allevamento del bestiame, una sopravvivenza dignitosa.
“Caseificio turnario perché le “cagliate” venivano assegnate a turno in rapporto alla quantità di latte che ogni utente (culunèl) conferiva nel corso dell’anno, gli utenti costituenti la “Compagnia” eleggevano annualmente un responsabile per il controllo della contabilità, nonché il “casaro” che riceveva uno specifico compenso sul lavoro giornaliero svolto, cui venivano assegnati determinati compiti, alcuni dei quali tassativi ed altri facoltativi quali, ad esempio, la pulitura e la custodia dei formaggi.
All’interno sono presenti testi, schemi e immagini relative alla storia del caseificio con le relative norme e convenzioni gestionali, la funzione del casaro, la pesatura del latte, il sistema di raffreddamento, la formazione dei prodotti, il controllo della qualità del latte, i bovini, la monticazione con la malga.
Il caseificio turnario ha mantenuto le sue funzioni fino agli ultimi decenni del secolo scorso e conserva al suo interno l’attrezzatura completa e singolare dei mezzi utilizzati per la produzione del burro di affioramento e formaggio a lunga stagionatura.
Sono presenti due caldaie in rame fisse per formaggio e ricotta, la bilancia in ottone per la pesa del burro, due basculle per la pesatura del latte, alcune mastelle, un ripiano per lo scorrimento del siero, una macchina atta a comprimere e molti strumenti utili alle varie fasi di lavorazione ”
Dal caseificio ci siamo spostati alla vicina chiesa dove una guida si è soffermata con molta dovizia sulla storia e sull’architettura dell’edificio. Adiacente alla chiesa il Santuario della via Crucis, una navata che percorre le 14 stazioni con statue in legno e gesso a grandezza naturale che riproduco espressioni e sentimenti. Davvero molto bello. Le stazioni sono opera dello scultore camuno Simoni.
Il tour continua spostandoci in auto al parco delle incisioni rupestri di Naquane, sito patrimonio dell’Umanità UNESCO. Per me è stato un piacevole ritorno dopo molti anni quando visitai la zona in gita scolastica. Passeggiando per raggiungere il sito ho raccolto anche alcune castagne che per la gioia dei piccoli ho portato a casa.
Una squisita cena ha concluso questa lunga ed intensa giornata. Il ristorante dove ho cenato, Sloppy Joe a Darfo è molto accogliente in un ambiente raffinato che fa sentire subito a proprio agio.
Il proprietario, che già avevo conosciuto in occasione della mia visita a marzo per Cam on eat con il maestro Massari, ha saputo consigliarmi piatti e vini locali di ottima qualità. Ho scelto:
carpaccio di manzo salmistrato in rosa con truccioli di fatulì, julienne di daikon, olio evo e grissino di farro monococco;
tagliatelle al tartufo;
e per il dolce ero davvero sazia. Un buon caffè accompagnato da biscotti di pasticceria secca.
Stanca ma entusiasta della giornata mi sono concessa un lungo sonno pronta ad affrontare la mattina seguente la mia visita personalizzata.. (segue..)
una bellissima esperienza davvero! A me la Valle Camonica è rimasta nel cuore…
Un abbraccio cara e buon lunedì
julia non hai idea di come il tuo post, quello di anna e simona, mi faccian felice! son veramente felice che abbiate apprezzato e raccontato così bene la valle camonica, ero lì anche ieri, il legame è forte e quando a qualcuno piace ne son felice! un abbraccio